La storia della Fiera Franca di Cittadella

Pieve di S. Donato 17: l’antica Roma aveva centuriato questo territorio ricchissimo di acque, boschi, terreni fertili e sul quale passava la via Postumia. Nel medioevo con i comuni ripresero le attività e i commerci lungo le vie d’acqua (La Brenta) e le strade romane.

Attorno alla chiesa romanica di S.Donato con monastero, si teneva un importante mercato annuale che gli Ezzelini trasferirono a Onara.

Negli “ANNALES PATAVINI” è scritto: “…Tunc inceptum fuit castrum cittadellae”. Correva l’anno 1220 e il comune di Padova iniziava la costruzione di un grande castello per difendersi dai trevisani che avevano fortificato Castelfranco, e proteggere così le risorgive intorno, le vie della Valsugana e dell’altopiano, importanti per i commerci della pianura padovana con la montagna.

Nasceva il miracolo Cittadella, con le mura già terminate nel 1221.

Dieci anni dopo (1231) Padova decideva che i privilegi di mercato di Onara, passassero a Cittadella:

” … il mercato annuale che in precedenza si teneva nella curia di Onara, lo si faccia nel Castello di Cittadella ogni anno nella festa di S.Luca”.

Era nata la FIERA FRANCA DI CITTADELLA

Nel 1593 con apposito proclama venivano chiaramente fissate le zone tipologiche nella fiera franca:
gli animali bovini grandi e piccoli sopra la strada grande che principia per mezzo la Chiesa fino alla porta bassanese, dall’una a l’altra parte della strada, non potendo a modo niuno con essi animali star ne toccar la cogolada del sagrato di essa Chiesa, nè meno con essi animali entrar sotto li portici, ma sempre debbono star sopra essa strada etiam in tempo di pioggia … ma porno li animali, se sono tanti, andar nelle viazole circovicine ….

I cavalli nella strada grande della porta vicentina … nè si potranno legare alli ferri della Scalla della Comunità … nè i mercati con le mercanzie …. possono mettersi sotto la loggia … in tempo di pioggia possino andar sotto li portici …
gli animali porcivi sopra la piazza del monte…

le pecore sopra il piazzotto che si attrova per mezzo la caminada della Chiesa, sopra la strada pubblica della porta trevisana …

Le femane e le bestie da corte xe stà senpre la musina del contadin e, in fiera, guai a no far on giro tra gabie, caponare e seste de bestioe da corte.

In periodo napoleonico, la signora Moro, nobile con Villa a Valiera, tentò di portare la Fiera Franca a Valliera, ma il podestà di Cittadella raccomandò al prefetto di Padova di non permettere questo spostamento.

Quando saggiamente Cittadella decise per la Dedizione a Venezia liberandosi dei padovani che continuamente erano in guerra con le città vicine, correva l’anno 1405. Doge era Michele Steno che credeva fermamente nell’interesse di Venezia ad espandersi nella terraferma: L’importanza di Cittadella con la sua posizione, sicurezza e Fiera Franca, divenne fondamentale per la campagna intorno e le montagne a nord con le comode valli che le univano alla pianura.

Venezia non toccò minimamente l’antica decisione padovana, anzi la confermò con tutti i privilegi di una “FIERA FRANCA”, cioè una fiera che non prevedeva dazi per entrare o uscire.

I ricchi mercanti veneziani costellarono di ricche dimore il territorio e l’importanza di Cittadella con i suoi artigiani, i mercati e la fiera divenne vitale per l’economia veneziana in terraferma e la civiltà delle ville venete.